Riscoprire il Primato di Dio: Saggezza dall'Indirizzo di Papa Leone XIV alle Chiese Orientali
Una riflessione sull'appello del Santo Padre a riscoprire la spiritualità orientale e la sua risonanza con gli insegnamenti di Don Dolindo Ruotolo
Ricordo la prima volta che ho tenuto tra le mani uno degli scritti di Don Dolindo Ruotolo. Le pagine ingiallite portavano l'odore della storia, ma le parole—oh, le parole erano vive con un fuoco senza tempo che sembrava balzare dalla pagina direttamente nel mio cuore. C'era qualcosa nel suo modo umile ma profondo di esprimere le verità più profonde della nostra fede che sembrava una mano gentile che mi guidava verso ciò che veramente conta.
Il 14 maggio 2025, mentre ascoltavo il nostro Santo Padre Papa Leone XIV rivolgersi ai partecipanti al Giubileo delle Chiese Orientali, ho provato quella stessa emozione nella mia anima. "La Chiesa ha bisogno di voi," ha dichiarato il Papa ai nostri fratelli e sorelle d'Oriente. "Quanto è grande l'apporto che può darci oggi l'Oriente cristiano!"
Nel suo discorso, Papa Leone XIV ha lanciato un appello potente che ha catturato la mia attenzione:
"E quanto è importante riscoprire, anche nell'Occidente cristiano, il senso del primato di Dio, il valore della mistagogia, dell'intercessione incessante, della penitenza, del digiuno, del pianto per i peccati propri e dell'intera umanità (penthos), così tipici delle spiritualità orientali!" (Discorso del Santo Padre Leone XIV ai Partecipanti al Giubileo delle Chiese Orientali, 14 maggio 2025)
Queste parole mi hanno colpito come una campana che risuona attraverso una valle silenziosa. Quanto spesso nelle nostre affaccendate vite occidentali permettiamo che il "primato di Dio" venga offuscato dal primato dei nostri orari, dei nostri comfort, delle nostre tecnologie?
Decenni prima di questo discorso papale, Don Dolindo Ruotolo aveva già diagnosticato questa malattia spirituale del mondo moderno con notevole precisione:
"Conoscere, amare e servire Dio non è una trascurabile appendice del libro della vita umana, ne è il centro; non è la pudibonda occupazione dei piccoli di spirito, ma è la vita gloriosa dei forti; non è il fantastico diversivo ed il rifugio poetico nelle angustie del dolore, ma è vera elevazione e grandezza." (Don Dolindo Ruotolo, Commento al capitolo 34 dell'Ecclesiastico)
L'appello di Papa Leone XIV a preservare le tradizioni orientali "senza annacquarle" parla di una ricchezza spirituale di cui l'Occidente ha disperatamente bisogno. Nel suo commento al capitolo 12 della Lettera ai Romani, Don Dolindo descrive la dedizione del cristiano a Dio:
"È un orientamento totalitario che non ammette mezze misure, e che condanna qualunque acquiescenza allo spirito del mondo; è una dedizione completa del Cristiano a Dio come vittima di amore nella stessa vita corporale, una perfetta unione alla sua volontà e un tendere sempre ad una maggiore perfezione." (Don Dolindo Ruotolo, Commento al capitolo 12 della Lettera ai Romani)
Mi chiedo: non è proprio questo ciò a cui il nostro Santo Padre ci sta richiamando? Questo "orientamento totalitario" è la spiritualità vissuta dei nostri fratelli e sorelle d'Oriente, che hanno preservato nelle loro liturgie e pratiche il senso della natura onnicomprensiva della dedizione cristiana.
Quando Papa Leone XIV ha menzionato specificamente "intercessione incessante, penitenza, digiuno, e pianto per i peccati propri e dell'intera umanità", non ho potuto fare a meno di pensare a come queste pratiche siano state marginalizzate in gran parte del cristianesimo occidentale. Siamo diventati a disagio con il linguaggio del sacrificio, con il concetto di penitenza, con la disciplina spirituale del digiuno.
Don Dolindo parlava di queste pratiche con convinzione e chiarezza:
"La Chiesa proibisce di mangiare carne il venerdì, in onore della Passione di Gesù Cristo, e nei giorni di digiuno per salutare penitenza. Sono pratiche sante e lodevolissime, derise o violate solo da quelli che abdicano alla loro ragione ed al loro amore. Chi pensa che nel venerdì fu sparso il Sangue di Gesù Cristo per la nostra salvezza, non potendogli dare il proprio sangue in ringraziamento, gli dona almeno l'omaggio di una privazione." (Don Dolindo Ruotolo, Commento alla Genesi, Capitolo 9)
C'è qualcosa di profondamente commovente in questa prospettiva, che vede i nostri piccoli atti di abnegazione non come obblighi gravosi ma come gesti intimi d'amore verso Colui che ha dato tutto per noi.
Don Dolindo va oltre nel suo commento agli Atti degli Apostoli:
"Nell'orazione e nel digiuno lo Spirito Santo si manifestò... Noi ci atteniamo più volentieri alle industrie dell'umana prudenza, alle risorse della politica, e prescindiamo tanto dai lumi dello Spirito Santo, che ci sembra poco meno che una caricatura il ricorrere all'orazione quando occorre agire, e poco meno che folle il ricorrere alla penitenza." (Don Dolindo Ruotolo, Commento al capitolo 13 degli Atti degli Apostoli)
Come risuonano queste parole oggi! Siamo diventati davvero un popolo che trova "insopportabile e intollerabile il blandissimo digiuno ecclesiastico," e che spesso ripone più fede nelle "industrie dell'umana prudenza e nelle risorse della politica" che nel potere trasformativo della preghiera e della penitenza.
Il concetto orientale di penthos—quel profondo dolore spirituale per il peccato che Papa Leone XIV ha specificamente menzionato—è meravigliosamente articolato nella riflessione di Don Dolindo sulla Seconda Lettera di San Pietro:
"E chi, contraddetto, o tradito, o condannato, potrà disorientarsi nella vita cristiana o religiosa, considerando Gesù appassionato? O chi potrà desiderare il mondo, le sue ricchezze, i suoi bagordi e le sue illusioni, considerando Gesù nato povero e vissuto tutto per la gloria del Padre?" (Don Dolindo Ruotolo, Commento al capitolo 4 della Seconda Lettera di San Pietro Apostolo)
Un altro elemento chiave nel discorso di Papa Leone XIV è stata l'importanza della mistagogia—quell'iniziazione sacra ai misteri della fede che abbraccia la dimensione esperienziale del nostro rapporto con Dio. Don Dolindo scriveva:
"La resurrezione spirituale delle anime non sta nelle esteriorità, nelle associazioni, nelle parate pompose, ossia in tutte quelle forme dell' attività umana, più superficiali che profonde. La resurrezione sta nel culto di Dio, tributato a Lui secondo le leggi ch' Egli stesso ha date, ossia sta principalmente nella sacra Liturgia." (Don Dolindo Ruotolo, Commento al capitolo 35 dell'Esodo)
Ancora più straordinariamente, nel suo commento a Ezechiele, Don Dolindo sembrava prevedere profeticamente proprio quel rinnovamento dall'Oriente che il nostro Santo Padre ora esplicitamente invoca quando ha dichiarato alle Chiese Orientali: "La Chiesa ha bisogno di voi. Quanto è grande l'apporto che può darci oggi l'Oriente cristiano!" e le ha affermate come "preziose agli occhi di Dio." Ispirandosi alla visione biblica di Ezechiele 43:1-5, dove il profeta vede la gloria di Dio tornare al Tempio attraverso la porta orientale, Don Dolindo scrisse:
"Nella restaurazione della vita della Chiesa, rientrerà nel Tempio la gloria di Dio, e rientrerà nel frastuono stesso del castigo che la purificherà, e nello splendore della luce di sapienza e di amore che la illuminerà. La vita, prima tutta naturalizzata, si muterà in attività per la divina gloria, e si muterà quando il Sacerdozio sarà santificato. La rinnovazione della vita in gloria di Dio verrà dalla porta di Oriente..." (Don Dolindo Ruotolo, Commento al capitolo 43 di Ezechiele)
Quanto provvidenziale che quasi un secolo prima del discorso di Papa Leone XIV alle Chiese Orientali, Don Dolindo scrivesse del rinnovamento che sarebbe venuto "dalla porta di Oriente"!
L'ultimo elemento che desidero evidenziare dal discorso di Papa Leone XIV è la sua menzione dell'"intercessione incessante". Gli scritti di Don Dolindo rivelano il suo profondo apprezzamento per questa dimensione della spiritualità cristiana:
"Dai Romani, S. Paolo chiede un solo aiuto: quello della preghiera... Egli vuole un solo aiuto, quello spirituale, e lo reclama scongiurandoli per amore di Gesù Cristo e per la carità che lo Spirito Santo ha diffuso nei loro cuori." (Don Dolindo Ruotolo, Commento al capitolo 15 della lettera ai Romani)
Questa visione della preghiera come combattimento spirituale ci ricorda la vera efficacia dell'intercessione. Don Dolindo rafforza questa priorità:
"Non si provvede al bene comune con le chiacchiere, ma levando le mani supplichevoli a Dio ed implorando la sua misericordia." (Don Dolindo Ruotolo, Commento al capitolo 21 del Vangelo di San Luca)
Mentre rifletto sul recente discorso di Papa Leone XIV insieme ai commenti biblici di Don Dolindo, sento un invito personale che voglio estendere a te, caro lettore. Forse siamo chiamati ad abbracciare qualcosa di questa spiritualità orientale che sia Don Dolindo che il nostro Santo Padre hanno riconosciuto come essenziale per la vita della Chiesa.
Don Dolindo ci ricorda che l'autentica spiritualità deve trasformarci dall'interno:
"Le opere esterne di pietà e di culto debbono essere il riflesso dei sentimenti dell'anima, debbono essere come fiori di una pianta vigorosa, armonie di un delicato strumento musicale, raggi di una luce smagliante, intensa nella sua sorgente." (Don Dolindo Ruotolo, Commento al capitolo 35 dell'Ecclesiastico)
L'appello del Santo Padre affinché le Chiese Orientali preservino le loro tradizioni "senza annacquarle, magari per praticità e comodità, così che non vengano corrotte da uno spirito consumistico e utilitarista" è un invito a tutti noi a resistere alla tentazione di diluire la nostra fede.
Nel nostro tempo, abbiamo assistito alla crescente devozione globale verso un santo che incarnava perfettamente questi valori spirituali orientali: San Charbel Makhlouf. Sembra provvidenziale che Papa Leone XIV sia stato eletto l'8 maggio, proprio il giorno del compleanno di San Charbel—un bellissimo segno che forse indica la speciale missione del Santo Padre di evidenziare la spiritualità orientale. Questo umile monaco libanese esemplifica precisamente ciò che Papa Leone XIV intendeva quando ha dichiarato alle Chiese Orientali: "La Chiesa ha bisogno di voi. Quanto è grande l'apporto che può darci oggi l'Oriente cristiano!" e "Siete preziosi agli occhi di Dio."
Nel suo eremo sul fianco della montagna di Annaya, San Charbel ha vissuto il primato di Dio con dedizione assoluta—trascorrendo ore in adorazione eucaristica, osservando digiuni rigorosi e mantenendo uno stato quasi costante di raccoglimento in preghiera. La sua vita di penthos non era una vita di disperazione ma di profondo amore e fiducia nella Divina Misericordia. I numerosi miracoli attribuiti alla sua intercessione ci ricordano che una vita dedicata interamente a Dio, seguendo le pratiche spirituali così care nel cristianesimo orientale, porta frutto non solo per la singola anima ma per l'intero Corpo di Cristo.
Che possiamo rispondere a questa chiamata con la stessa umiltà e fervore che caratterizzavano la vita e gli scritti di Don Dolindo, confidando che nel ritorno a queste pratiche senza tempo, troveremo non costrizioni ma l'abbraccio liberatorio dell'amore di Dio.
Che l'intercessione della Nostra Signora, di San Charbel, di Don Dolindo e di tutti i santi d'Oriente e d'Occidente ci accompagni in questo viaggio di riscoperta.
Maria Regina Cordium, ora pro nobis!
Riferimenti:
Leone XIV. (2025, 14 maggio). Discorso ai Partecipanti al Giubileo delle Chiese Orientali [Discorso]. Aula Paolo VI, Città del Vaticano.
Ruotolo, D. D. (1939). Commento alla Sacra Scrittura. Apostolato Stampa, 33.
Nota dell'autore: Se desideri approfondire la spiritualità di Don Dolindo, dai un'occhiata a questi libri sulla spiritualità di Don Dolindo.