La Notte nel Getsemani
L'anima desolata: Una meditazione della Settimana Santa con Don Dolindo Ruotolo
In questo Giovedì Santo, mentre commemoriamo l'agonia di Gesù nel Giardino del Getsemani, riflettiamo sul significato di soffrire veramente con Cristo. Nella sua profonda meditazione spirituale "L'Anima Desolata", il sacerdote italiano del XX secolo Don Dolindo Ruotolo ci invita a un dialogo intimo con Gesù nei suoi momenti di estrema sofferenza e abbandono. Attraverso un linguaggio autentico e poetico, Don Dolindo ci guida a identificarci con il dolore di Cristo, unendoci nell'implorare la grazia di accettare tutte le avversità in pace e sottomissione alla volontà di Dio. Mentre leggiamo, apriamo i nostri cuori a qualunque dolore o desolazione ognuno di noi porti, e chiediamo a Gesù di insegnarci come portare le nostre croci in unione con lui.
O Gesù agonizzante nell'orto del dolore, l'anima mia è triste sino a morirne: eccomi a piangere con te. Deh! insegnami a soffrire in pace.
La tua desolazione è al sommo: prostrato con la faccia sul suolo, agonizzante alla vista dell'amaro calice che il tuo amore ti porge.
Io pure, io pure, o Gesù vengo meno sotto il peso di pene sì acerbe, che a te solo posso confidare.
Deh, insegnami a soffrire in pace!
LÃ , solo con Dio solo, nel silenzio della notte, il tuo cuore si effonde in gemiti ed in preghiere; ma i tuoi infocati sospiri non sembrano esauditi.
Io pure, o mio Dio, sospiro ed imploro aiuto e misericordia; ma talvolta le mie ripetute grida non sembrano essere ascoltate.
Insegnami a soffrire in pace!
L'anima tua è atterrita; ti sta dinanzi la morte con tutte le spaventevoli circostanze del più crudele martirio; e gli spiriti delle tenebre osano ruggire intorno a te. Io pure, o Gesù mio caro, io pure fremo sotto il peso delle croci più terribili, in lotta con le tentazioni più desolanti.
Deh! insegnami a soffrire in pace!
Tutte le iniquità del mondo sono divenute tue! Come oscure nubi passano sul tuo capo umiliato, chiedendo di essere mondate nel sacrosanto sangue di espiazione. L'amante tuo cuore è tutto straziato, e dagli occhi ti piovono lacrime in abbondanza, che vanno a mescersi col freddo sudore che ti sgocciola dalla fronte ed inzuppa le tue vesti....
Io pure piango dinanzi a te in questo istante, sì gravi sono le mie pene che a me pure pare di sudare vivo sangue.
Deh! insegnami a soffrire in pace.
Tu ti rialzi, ma ricadi ancora, girando attorno lo sguardo, come per domandare ai tuoi amici un po' di conforto.
Io pure, o mio Gesù, o Gesù mio caro, rivolgo triste lo sguardo alle creature; ma nell'istante stesso ne riconosco l'impotenza ed il nulla.
Deh! insegnami a soffrire in pace.
Padre mio... Padre mio, allontana da me se è possibile questo calice, però sia fatta la tua volontà e non la mia. Angelo del cielo che confortasti Gesù, deh, vieni ancora a confortare me affinché io porti la croce dietro a Gesù, ed insegnamà a soffrire per il mio Dio un martirio di lacrime e di sangue!
Piangi, anima mia, ma piangi con Gesù agonizzante nell'orto degli ulivi, piangi come lui, calma e rassegnata; l'Angelo tuo custode raccoglierà le tue lacrime e tu le troverai cangiate in perle di purissimo oro nel giorno che Dio ha fissato per consolarti.
O mio Gesù, so che tu sei buono, giusto e santo; tu non puoi permettere su di me questi mali che per cavarne un gran bene. Deh! concedimi la grazia di adorare i tuoi disegni sopra di me, benché occulti a me, e di accettare le mie pene con pazienza e sottomissione, unendole alle sofferenze di te agonizzante.
Gesù, la tua volontà ;... sempre la tua volontà ;... Io ti amo;... Abbi pietà dell'ultima tua serva!
Signor mio Gesù Cristo, ora ho bisogno di maggiore grazia per poter pervenire colà dove niuno mi possa disturbare, poiché quante volte qualcosa mi ritiene, io non posso mai liberamente volare a te. Oh! chi mi darà le ali come di colomba e volerò e mi riposerò? Chi è più felice se non colui che nulla desidera sulla terra, ed a nulla è attaccato? Bisogna dunque, o Gesù mio caro che io lasci qualunque creatura, e fissi l'occhio solo a te. Ah! che l'uccello comunque sia legato o col filo o con lo spago, finché sta legato non potrà mai volare; deh! o Signore, spezza questo filo, poiché se io non sarò libera e sola, giammai ti potrò amare con amore perfetto. Insegnami, o Signore quest'altra via che mena a te, consolami, poiché ho mille dubbi su tal materia, parla che la tua serva ti ascolta.
Attraverso questa commovente meditazione, Don Dolindo ci attira in una comunione mistica con il Cristo agonizzante. Gesù ci invita nel Giardino a vegliare con lui, a piangere con lui, mentre abbraccia pienamente il calice amaro preparato per lui dal Padre per amore infinito dell'umanità . Uniti a Gesù nella sua desolazione, possiamo emergere da questi giorni santi con una rinnovata fiducia che Dio può far nascere la luce dalle tenebre e la vita dalla morte. E possa la grazia che riceviamo in questa Settimana Santa sostenerci mentre prendiamo le nostre croci e impariamo da Cristo come soffrire in pace.
Don Dolindo Ruotolo, EPISTOLARIO, V. 3, Lettere ai familiari, p 429-431.