Detox Benedetto
Purificazione dell'Anima attraverso il Digiuno secondo Don Dolindo
Il Libro del Deuteronomio risuona del consiglio finale di Mosè agli Israeliti prima di entrare nella Terra Promessa. Nel capitolo 9, Mosè ricorda la loro storia ribelle, ma cerca la misericordia di Dio per loro attraverso un digiuno di 40 giorni. Secoli dopo, il sacerdote italiano Don Dolindo Ruotolo scrisse un commento fondamentale su questo passaggio, chiarificando il profondo beneficio spirituale del digiuno. Don Dolindo esplora come l'atto sincero di auto-negazione e pentimento di Mosè abbia aperto un portale alla comunione divina. Attraverso una ricca esegesi biblica, Don Dolindo estrae intuizioni potenti, esaminando come possiamo impiegare il digiuno e la preghiera per emergere dai grovigli del peccato, elevare le nostre anime verso il cielo e trasformarci spiritualmente come un bruco che abbandona il suo bozzolo. Le sue parole ci invitano a vedere il digiuno non solo come un atto di penitenza, ma come un viaggio di illuminazione attraverso il quale possiamo approfondire l'autodisciplina, purificare i nostri spiriti, comunione con Dio e prendere il volo sulla vera vocazione della nostra anima.
Nel suo commentario, Don Dolindo approfondisce le intuizioni spirituali che sottendono il messaggio e l'esempio di Mosè nel capitolo 9 del Deuteronomio. Come scrive: "Ecco dunque tracciata da Mosè in questo suo secondo discorso la via del Cielo : noi dobbiamo osservare i divini comandamenti (cap. V); dobbiamo amare Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutte le forze, senza tentarlo ed insolentire contro di Lui (cap. VI); dobbiamo combattere il m ale, senza cedere in nulla al mondo e senza accogliere in noi le sue abominazioni (cap. VII); non dobbiamo dimenticarci mai di Dio nelle agiatezze della vita, pensando che la nostra meta è il Cielo, la vera terra promessa, alla quale dobbiamo giungere attraverso le lotte contro le nostre passioni (cap. Vili); dobbiamo infine umiliarci profondamente nel ricordo delle colpe passate, pensando che siamo immeritevoli di qualunque benefizio (cap. X). Sull’ esempio di Mosè che implorò misericordia digiunando per quaranta giorni e per quaranta notti, dobbiamo anche noi fare penitenza dei nostri peccati almeno osservando scrupolosamente i digiuni e le astinenze che la Chiesa c’ impone." Proseguendo, Don Dolindo espone come Mosè stabilisce il percorso di pentimento, obbedienza, amore e digiuno come portali alla grazia divina.
Don Dolindo continua a scrivere nel suo commento sul capitolo 9 del Deuteronomio: "La quaresima dev'essere per noi il tempo sacro della nostra vita, dev' essere per noi, almeno nella forma misericordiosa con la quale la Chiesa ce l ' impone, la nostra supplica quadragenaria come quella di Mosè." Come Cristo digiunò quaranta giorni nel deserto (Matteo 4:2), il periodo della Quaresima rispecchia questo santo viaggio, fungendo da nostro rinnovamento spirituale annuale.
Riecheggiando l'insegnamento di San Paolo che "il vostro corpo è morto a causa del peccato" (Romani 8:10), Don Dolindo espone che il digiuno libera l'anima, scrivendo "Nella penitenza e nel digiuno l'anima esce, per così dire, dal groviglio dei lacci che l'avvinsero, è più atta a pregare, ad impetrare, ad adorare, a ringraziare." Attraverso la negazione di sé, lo spirito si libera dai vincoli corporei e dalle abitudini mondane che precedentemente soffocavano il sussurro dello Spirito Santo. Come Cristo ha proclamato, "Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete" (Giovanni 4:13-14).
Don Dolindo chiede provocatoriamente: "Noi che sappiamo sottoporci a quaresime ben più penose quando ce l'impone il medico per la salute del corpo, noi che sappiamo rinunziare alla carne, alla pasta, allo zucchero, al sale, al vino , al fumo quando siamo diabetici o quando siamo artritici o nefritici, non ci vergogneremo di non fare un digiuno così blando?" Paragonando la nostra disponibilità a sottoporci a diete mediche con le aspettative del sacrificio quaresimale, ci chiama a esaminare le nostre priorità riguardo alla salute fisica e spirituale. Come ha scritto Giacomo, "Così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa." (Giacomo 2:17). Mettere in pratica la fede attraverso il digiuno dimostra sincerità.
"Non siamo noi i veri diabetici dell'anima, noi che sperperiamo tutte le dolcezze di Dio nei sensi e diffondiamo nel sangue le false dolcezze del mondo?" La metafora di Don Dolindo evoca l'idea che l'indulgenza eccessiva nei piaceri mondani effimeri ci fa sviluppare un diabete spirituale, incapaci di metabolizzare la dolcezza duratura e la grazia di Dio. Come il salmista ha proclamato, "Gustate e vedete quanto è buono il Signore" (Salmo 34:9). Eppure, quando ci ubriachiamo di falsa dolcezza, le nostre papille gustative spirituali diventano insensibili alla salutare bontà di Dio.
"Non siamo nefritici noi che non sappiamo espellere da noi il male, e lo sedimentiamo nei nostri infiammati reni?" Attraverso questa immagine vivida, Don Dolindo suggerisce che i peccati, girando incontrollati dentro di noi, si accumulano nel tempo formando un sedimento dannoso che intasa i nostri organi spirituali. L'apostolo Paolo esortava i seguaci di Cristo a "Togliete via il lievito vecchio" dai loro cuori e dalla loro vita (1 Corinzi 5:7). Ma quando permettiamo che la malvagità fermenti internamente, causa un'infiammazione che blocca il nostro sistema di filtrazione spirituale.
"Non siamo artitrici noi che siamo tanto impacciati nei movimenti dello spirito?" Con questa metafora, Don Dolindo indica che l'assorbimento di tossine mondane limita le articolazioni dell'anima, irrigidendo la sua flessibilità nel seguire la guida di Dio. Come l'autore degli Ebrei avvertiva, "vigilando che nessuno venga meno alla grazia di Dio. Non spunti né cresca alcuna radice velenosa in mezzo a voi e così molti ne siano infettati" (Ebrei 12:15). Uno spirito artritico diventa rigido e non duttile, calcificato e non fluido, e fatica a muoversi liberamente sotto la guida dello Spirito Santo.
"Perchè dunque troviamo tanta difficoltà a fare una cura salutare per l'anima quando sappiamo fare persino giorni e giorni di completa dieta per il corpo?" La domanda inquisitoria di Don Dolindo rivela una priorità contraddittoria riguardo alla salute fisica rispetto al benessere spirituale. Eppure lo stesso Gesù chiedeva: "Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima?" (Matteo 16:26). Forse la nostra prospettiva necessita di un aggiustamento attraverso la guarigione spirituale del digiuno.
Come sottolinea Don Dolindo, "Mosè digiunò due volte quaranta giorni e quaranta notti: una volta per avere la legge di Dio, un' altra volta per implorare misericordia." Il digiuno di Mosè aprì un portale per comunicare con la Presenza Divina. Allo stesso modo, come insegnava Gesù, "quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto" (Matteo 6:17-18). Il nostro Padre Celeste aspetta di incontrarci nel silenzio coltivato dalla negazione di sé.
Don Dolindo sottolinea ulteriormente: "Dunque se non avessimo colpe da espiare avremmo certamente da implorare da Dio lumi e grazie!" Oltre al pentimento, ci spinge a digiunare come un canale per la saggezza e la forza dall'alto. Come Gesù assicurava: "Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto." (Luca 11:9).
Don Dolindo ci lascia con un'immagine ispiratrice: "Non può l'anima comunicare con Lui nelle altezze della contemplazione e della devozione, se non mortifica il suo corpo ed i suoi sensi. Allora soltanto essa è come bruco che sguscia dal bozzolo mette le ali e vola nell' immenso azzurro del cielo."
Mentre abbracciamo la disciplina spirituale del digiuno, dobbiamo proteggere i nostri cuori dall'orgoglio e dall'autosufficienza, ma piuttosto ancorarci nell'umiltà e nella prudenza. Il tempo di Quaresima offre un'opportunità speciale per crescere nella santità, ma richiediamo saggezza per percorrere bene questa strada stretta. I precetti del digiuno delineati dalla Chiesa mirano a colpire un equilibrio misericordioso, rendendo "la strada degli uomini retti è una strada appianata." senza danneggiare eccessivamente la salute corporea (Proverbi 15:19). Pertanto non dovremmo digiunare più rigorosamente delle indicazioni della Chiesa né giudicarci superiori per un'ascesi aggiuntiva; come avverte San Paolo: "ciascuno però cerchi di approfondire le sue convinzioni personali." (Romani 14:5). Tuttavia, non dovremmo disperare che il nostro digiuno sia insignificante, poiché la Scrittura assicura che Dio "dà forza allo stanco e moltiplica il vigore allo spossato." (Isaia 40:29). Dobbiamo respingere la tentazione verso l'autosufficienza, ammettendo umilmente con San Paolo: "quando sono debole, è allora che sono forte." (2 Corinzi 12:10), fissando sempre i nostri occhi spirituali su Cristo (Ebrei 12:2) e confidando nella grazia che Egli fornisce fedelmente (2 Corinzi 12:9). Insieme alla disciplina corporea, aggrappiamoci al Signore che perfeziona e sostiene.
Mentre applichiamo praticamente il digiuno alla nostra vita spirituale, è saggio cercare sia l'empowerment divino sia la guida umana. Prima di tutto, inizia pregando Gesù, chiedendoGli di concederti la grazia e la forza per completare qualsiasi digiuno tu abbia deciso di intraprendere. Supplica lo Spirito Santo per l'autocontrollo, il discernimento e l'energia necessari per perseverare. Inoltre, se il tuo regime di digiuno pianificato supera le linee guida generali della Chiesa per la salute e la moderazione, assicurati di consultare il tuo direttore spirituale o confessore. Incontralo quando possibile almeno una volta durante il tuo digiuno per fornire aggiornamenti e ricevere consigli; sii onesto riguardo a qualsiasi lotta fisica o emotiva incontrata lungo il cammino. Un direttore spirituale può aiutare a personalizzare la guida in modo che il tuo digiuno rimanga ragionevole e fruttuoso. Inoltre, ascoltare le intuizioni di un mentore spirituale esperto aiuta a mantenere una prospettiva equilibrata quando il nostro zelo naturale potrebbe altrimenti diventare estremo. Affidandoti umilmente alla grazia di Dio e ai supervisori della Chiesa, il tuo digiuno può progredire su basi solide. Su questo argomento, il consiglio di Don Dolindo scritto nella sua autobiografia risuona molto bene: "Ringrazio Dio che non ho preconcetti nel campo sopran naturale, e sento che per vedere la luce di Dio non ci vuole il ragionamento presuntuoso ma la santa umiltà e la profonda per suasione del proprio nulla. Dio non rivela mai la luce soprannatu rale a chi pretende di giudicarla. Il primo atto dell'anima nelle vie di Dio è per necessità un atto di umiltà, di fiducia e di fede. Il fanatismo non è né umiltà, né fiducia, né fede, è l'esagerata stima del proprio giudizio. Il fanati co in realtà è incredulo a Dio come un miscredente; l'uno e l'altro danno importanza in modo diverso al proprio giudizio e alle pro prie impressioni. Quando l'anima si accorge che Dio opera, deve umiliarsi, confidare e credere. Se non fa questo si smarrisce, Dio le si nasconde, e quello che è luce le sembrerà tenebre, perché le vie di Dio sono tanto diverse dalle vie degli uomini."
In sintesi, il ricco commento di Don Dolindo sul capitolo 9 del Deuteronomio ci spinge alla riflessione sulla nostra volontà di sottoporci alla disciplina corporea per ripristinare la salute spirituale. Inoltre, ci mette in guardia contro il fanatismo nella vita spirituale, esortando all'umiltà e alla fede nel seguire la guida di Dio, per quanto insolita possa sembrare. Mentre consideriamo di abbracciare il digiuno quaresimale, dobbiamo esaminare le nostre priorità e motivazioni. Allinearsi allo scopo superiore del digiuno richiede un reale allineamento della nostra attenzione dal terreno all'eterno? Siamo veramente pronti ad emergere dalle abitudini ingarbugliate e dall'autoassorbimento che ostacolano la comunione sacra? L'invito quaresimale a una devozione accresciuta attraverso la rinuncia a sé stessi attende la nostra risposta. Avvicinandoci a questa strada stretta con prudenza, preghiera e guida spirituale, ma fissando le speranze celesti, le nostre anime possono prendere il volo in questa stagione quaresimale. Le parole profonde di Don Dolindo servono come potente promemoria della trasformazione spirituale che avviene attraverso il digiuno. Questa metamorfosi consente all'anima di liberarsi dal suo bozzolo e spiegare le ali, rendendo ogni lotta degna di essere affrontata per coloro che cercano di abbracciare "una vita nuova" (Romani 6:4).
O Beata Vergine Maria, amata Madre di Gesù e splendente Regina dei Cieli, insegnaci a percorrere la via della penitenza, della preghiera e del digiuno come hai implorato ai pastorelli di Fatima. Aiutaci ad abbracciare gli strumenti spirituali che tuo Figlio prescrive nella Sacra Scrittura e attraverso i precetti della Sua Chiesa per purificare le nostre anime, inclusa la preghiera e la carità (Luca 11:41), il pentimento lacrimoso (Giacomo 4:9), gli atti di giustizia (Atti 24:16) e l'autocontrollo (Galati 5:23). Infondi nei nostri cuori l'umiltà, la sincerità e la perseveranza incarnate da devoti santi come la pia Anna che piangeva nel tempio (1 Samuele 1:10) e la giusta Anna che adorava giorno e notte con digiuno e suppliche (Luca 2:36-37). Come hai meditato nel tuo cuore le parole dei pastori (Luca 2:19), guidaci a riflettere sulle intuizioni spirituali tratte dai santi e dai saggi attraverso i secoli. Possa il loro santo zelo ravvivare il nostro attraverso la disciplina quaresimale, alimentando la nostra metamorfosi spirituale. Emergendo rinnovati attraverso la rinuncia a sé stessi, concedici la grazia di elevarci verso il cielo sulle ali della preghiera. Così trasformati dal digiuno biblico, possano le nostre anime magnificare il Signore (Luca 1:46) e portare i dolci frutti dello Spirito (Galati 5:22-23). Amen.
This article was also featured on Catholic Exchange on Feb 14, 2024.